La Nazione
Il commento di Roberto Pazzi
Gli studenti a scuola con lo smartphone! Mancava solo una simile iniziativa del ministro della Pubblica Istruzione per confermare la perversa tendenza a spingere la scuola alla rincorsa della società, invece di mantenerla in quella meravigliosa pausa formativa che è già significata dalla parola greca skolè: tempo libero, ozio intellettuale dedicato all’apprendimento. I nostri giovani li si lasci in pace, a rileggere da dove vengano, a risillabare il sapere dei predecessori su quei banchi. Non è fatica da poco. Si pascano di memoria per capire il presente in cui si caleranno fin troppo presto.
Avranno tutta la vita per usare lo smartphone, che fretta c’è? Sono catturati già dall’invasività di Internet coi loro cellulari nelle ore estranee all’apprendimento. Che almeno le mattine in cui possono studiare siano lasciati in pace, liberi e felici d’ignorare quel che nel mondo grida la sua vanità, destinato a morire in pochi istanti, subito superato da un’altra informazione che a sua volta marcirà. Tutto precipita nel Nulla di quanto solo ieri strillava la sua facile eternità, leader politici, calciatori, attori, festival (ci si è messa pura la cultura a imitare San Remo, con le adunate di Sarzana, Modena, Mantova, Pordenone) cantanti, amatori e miliardari fatti presidenti.
Perché non s’insegna col silenzio sull’attualità quale sapore abbia la vera durata, legata all’arte e alla bellezza, alla memoria degli eroi del sapere, della poesia, della filosofia, della scienza, dell’utopia? Certo, nel mondo che li circonda dovranno calarsi, non potranno esimersi se vorranno redimerlo dalla fretta con cui corre alla sua estinzione, riscoprendo, armati del sapere appreso da una vera scuola, i valori che diserta, che non sono successo e denaro soltanto. C’è nella furia a sospingere i giovani verso la totalizzazione del presente un demone che seduce l’Occidente a annegare nel «cupio dissolvi». La Moda a braccetto della Morte lavora molto molto bene, ci insegna Leopardi.